Cronache marine /4

“Aho, quello non lo devi nomina’. Porta jella ed è pure un pezzo de’ mmmerda”. Lessico familiare di una madre rivolta alla figlia.
Ladispoli, sagra del carciofo romanesco 2014. Il sole è pallido ed è circondato da un arcobaleno.

Un fottio di gente: maggioranza non so se silenziosa, sicuramente affamata, dalla gola avida. Una marea di bancarelle.
Diverse pro loco, provenienti dall’intera penisola: spicca quella di Spilimbergo, Friuli. I porchettari vendono anche kebab, i kebabbari vendono anche porchette. Paninoteche con insegne di Asterix e Obelix, paninoteche che vantano i prodotti tipici dei Castelli Romani, tra cui i rinomati wurstel di Grottaferrata.
Specialità siciliane “Palermo: baciamo le mani”, toscane, umbre, calabresi, pugliesi. Dialetti incomprensibili si fondono con gli odori dei cibi, formaggi, salsicce alla piastra, pannocchie arrostite. E poi zoccolette alla nutella, ciambelle fritte, salami, lampascioni, patatine, peperoni sott’olio, hamburger precotti, mattoni di croccanti che fronteggiano uno studio dentistico che offre “pulizia denti gratuita”. E quintali di pasta artigianale di Gragnano di mille marche diverse. E la domanda è d’obbligo: quanti cazzo di pastifici artigianali ci stanno a Gragnano?

C’è il tiro a segno “O’ malese”. Sono presenti gli immancabili mercanti di paccottiglia targata Peppa Pig. Numerosi anche i rivenditori e i rottamatori di centinaia aspirapolvere “Folletto”, che sono appesi ai teloni degli stand: sembra che volino, come ombrelli in un quadro di Magritte.
Un senegalese tenta di vendere archi con frecce ad una pensionata, alcuni indios smerciano poster di Che Guevara, Bob Marley e Iron Man, una punkabbestia con tre cani al seguito (pastore maremmano, cane lupo e bassotto) propone ninnoli di varia foggia. Un tizio racimola soldi con sciarpe e bandiere della Roma: una di queste presenta uno scudetto: in mezzo, bello grosso, è stampato il numero 4. Un afronapoletano, sicuramente figlio non riconosciuto di James Senese, si cimenta nel commercio di pela-ananas (oggetto che va per la maggiore quest’anno), provando a guadagnare quei quattrini che il padre musicista mai gli ha dato. Un tizio procede disinvolto tra le mercanzie: gilet di cuoio e cappello da cowboy identico a quello indossato da uno dei Dik Dik.
Autorità del luogo e vigili urbani si divertono come bimbi di fronte ai giochi d’acqua di una minuscola fontana che ha al centro gli onnipresenti carciofi. I poliziotti sorvegliano distrattamente l’andamento degli affari: considerata la pinguedine di alcuni di loro, li ribattezzo immediatamente “la panza violenza della legge”.  Per non parlare di due agenti a cavallo (due quadrupedi talmente colossali che, al confronto, Re Nero di Ken il guerriero era un puledrino e Bucefalo di Alessandro Magno un minipony): procedono contromano, ostacolando il traffico, già di per sé congestionato a causa della sagra.

Due amiche sessantenni discutono: “Io vado”.
“Dove vai?”.
“In chiesa”.
“A far che?”
“Vado a prendere una palma”.
“Aho, mica so’ venuta a Ladispoli pe’ pija’ ‘na parma”.

 

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